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I Livelli di Maturità del BIM in Italia

I Livelli di Maturità del BIM in Italia

La tarda primavera ha portato con sé una serie di significativi eventi legati al BIM: anzitutto, l'Assemblea Generale di buildingSmart Italia e, a seguire, le iniziative di alcuni dei principali attori del segmento di mercato (tra gli altri, senza volere dimenticare alcuno, scusandomene anticipatamente coi diretti interessati, Harpaceas, One Team, STR/Teamsystem: tutti, non per nulla, associati alla prima).
Al sorgere della stagione estiva l'importante evento sul BIM organizzato da OICE chiuderà questa serie di eventi nella prima parte dell'anno solare (ma pure lo farà il Convegno Nazionale di ANCE Giovani Imprenditori Edili: Mattoni 4.0, così come, immagino, alcuni seminari delle Rappresentanze Professionali).
Accanto a queste iniziative, in realtà, come analizzato altrove, l'Assemblea Generale di ANCE Brescia, intitolata Edilizia 4.0, dedicata a Innovazione (Digitalizzazione) e Legalità (Concorrenza), ha magistralmente indicato una serie di elementi fondamentali, ben sottolineati, in quell'occasione, da Sebastiano Barisoni, a proposito di Attrattività, Credibilità e Reputazione del Settore.
Del resto, ancora nel successivo BIM Summit di Harpaceas, Giuseppe Latour si domandava quale fosse il sentiment delle Rappresentanze, a fronte della voce ricorrente delle Accademie.
I position paper presentati a valle delle audizioni della Commissione Ministeriale presieduta da Pietro Baratono da parte delle Rappresentanze stesse, potranno essere esaustivamente chiari.
E' del tutto evidente, infatti, che i due poli di attrazione della sfida che ci si para davanti, sul Versante della Domanda Pubblica e su quello dell'Offerta Privata rispettivamente, sono la Qualificazione delle Stazioni Appaltanti e la Contrattazione Collettiva.
Il BIM, la sua portata trasformativa, dipende, infatti, strettamente da questi driver strutturali del mercato, senza la cui risoluzione sarebbe davvero velleitario attendersi cambi di paradigma: ecco perché il BIM andrebbe affrontato, in primo luogo, con gli aziendalisti (delle amministrazioni pubbliche) e con i giuslavoristi, così come lo scrivente fa tra le principali Business School e le maggiori Scuole di Diritto del Lavoro.
Ritornando, comunque, all'argomento intrinseco, ciò che si può trarre dai Summit precedentemente citati è da osservarsi secondo la duplice prospettiva della sistemazione teorica e delle esperienze operative.
Per entrambi i livelli, dalle assise si può evincere un accresciuto livello di maturità e di consapevolezza che renderebbe ingiustificata la tesi del ritardo sul BIM del Nostro Paese: come dimostrano il decreto ministeriale e le norme nazionali, senza contare la presenza radicata del MIT nel contesto comunitario dello EU BIM Task Group a Bruxelles e la partecipazione attiva delle delegazione UNI ai tavoli del CEN e dell'ISO.
In realtà, i progressi sul piano metodologico devono essere misurati in termini di Construction Project Management e di Contesti Contrattuali: a questo proposito, si denotano alcuni primi, timidi ed embrionali, sforzi di formalizzare protocolli, procedure e processi, anche se probabilmente ai diagrammi di flusso, copiosi in volume, non sempre corrisponderà una significativa e piena applicazione.
Ciò accade principalmente in virtù di due fattori:
1) la separazione tra flussi informativi e processi decisionali, nonché la loro ripercussioni sugli equilibri intra- e inter-organizzativi: si producono molti Modelli Informativi, anche ricchi alfanumericamente, con troppe soluzioni, tuttavia, di continuità nell'Ambiente di Condivisione dei Dati;
2) si fatica, si pena, a comprendere come siano, anzitutto, le strutture contrattuali a determinare il grado di collaborazione, responsabilizzazione e integrazione.
E' nell'ambito delle esperienze pratiche, tuttavia, che, da un lato si possono constatare le maggiori evoluzioni (i diversi casi di studio, in effetti, figurerebbero degnamente nei contesti internazionali), ma in cui si può comprendere, altresì, come la Cultura del Dato non sia ancora del tutto acquisita né che il ROI sia effettivamente misurabile e misurato.
Si noti, infatti, al di là di una fattura mediamente pregevole dei Modelli Informativi Federati e di un uso piuttosto generalizzato del Model Checking, oltre che di una buona pratica dell'interscambio tra Modellazione e Calcolo, come più carente risulti lo Space Programming e, più in generale, lo Information Requirement Writing. Paradossalmente, vi sono più Piani di Gestione Informativa che non Capitolati o Requisiti Informativi, cosicché i primi sono autoreferenziali, spesso non rispondono a Richieste consapevoli della Committenza, che genera già contenziosi.
Qui emerge la scommessa maggiore, lungi dall'essere vinta pure altrove: il Modello Informativo è solo uno dei luoghi della Digitalizzazione, per esso si deve intendere l'insieme dei Dati prodotti, analizzati, elaborati, a prescindere dai Documenti, Dati che consentono di comprendere meglio i fenomeni e di regolarli, di governarli.
Non è un caso se i Modelli Informativi, pregevoli, che sono mostrati nelle occasioni dei Summit, evidenziano gli Oggetti Statici (anche in funzione della Maintenance), ma trascurano i Flussi Dinamici (le Operations), mentre, invece, il business prospettico risiede, sui mercati internazionali, proprio lì, nell'Occupancy, tra Cognitive Built Asset e Smart City, tra Gamification e Immersiveness: per usare espressioni gergali o evocativi, esprimendoci fittiziamente, il Nostro Paese ha più che recuperato il Level 2, ma ignora ancora le potenzialità del Level 3 e del Level 4.
Più prosaicamente, agli albori del vero e proprio mercato della Digitalizzazione dell'Ambiente Costruito, iniziamo, nelle punte più avanzate a confrontarci, esattamente come altrove, colle criticità effettive, mentre analogamente emerge la tremenda difficoltà della base degli Operatori: ma il punto è che immediatamente, nel Globo, in termini di leadership e di trend setting globale, altri temi affiorano.
Il dibattito che si sta affacciando su Autodesk Project Quantum è assai significativo, come dimostra la nozione di Data Brokerage avanzata da Anthony Hauck, da Jim Lynch o da Jim Awe, rivelatrice di una speciale nozione di Modello Informativo che attende i Data Scientist che saranno attivi a medio termine nel Nostro Settore.
Ma, soprattutto, è Alain Waha a cogliere l'essenza dell'affare quando cita Alexa, Siri o Cortana: nel Mondo della Interconnessione (altro che dell'Interoperabilità) l'Interazione tra User e Built Asset esaurisce la Sfida Digitale e inaugura la Construction Industry as a Service Provider.
Emergono, allora, tre distinti piani:
1) i Laggard, i Ritardatari, che costituiscono l'oggetto della Lenta Transizione, ma che decidono delle sorti dello sforzo;
2) gli Aware Adopter, gli Implementatori Maturi, che sistematizzano progressivamente la concezione tradizionale di Information Modeling & Management. fungendo da dimostratori;
3) i Disruptor, gli Eversivi, che traguardano la riconfigurazione del Settore, dei Processi, dei Prodotti e delle Identità, determinando il primato internazionale.
Poiché, però, accanto al Disruptor, vi è anche il Disrupter, la Persona che Altera, che Perturba, si può capire quanto Innovazione Incrementale e Innovazione Radicale coesistano, si scontrino, convergano.
Abbiamo necessità che gli Operatori siano aiutati, allorché sarà reso pubblico, a comprendere in ogni sua parola, che è pesata, densa, la bozza del decreto ministeriale e che, accanto a esso, si depositi una Politica/Strategia per la Digitalizzazione del Settore.
Come affermato in diverse occasioni, Parlamento e Governo stanno dando prova di ammirevole determinazione e volontà: occorre una risposta adeguata del Comparto, possibilmente all'interno di una ritrovata unitarietà nelle pur legittime e indissolubili specificità.
 

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