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Pavimentazioni industriali in calcestruzzo: il progetto è sempre obbligatorio?

Il progetto di un pavimento industriale è sempre obbligatorio? Quali indicazioni si dovrebbero mettere a capitolato per i getti di calcestruzzo effettuati in inverno o in estate? Se si tratta di una pavimentazione esterna, quali raccomandazioni? Cosa possiamo dire sulle pavimentazioni in calcestruzzo FRC o sulla tecnologia della post-tensione.

Lo abbiamo chiesto all'ing. Emanuele Rava, socio Conpaviper e progettista di pavimentazioni industriali.


 

Progettazione pavimentazioni industriali: quando considerarle strutture?

Andrea Dari

Il parere rilasciato dal CONSUP sul riconoscimento dei pavimenti industriali delle caratteristiche di strutture lascia di fatto al professionista che deve progettare l’opera il compito di questa valutazione. Sarà infatti lui stesso che valutando il collegamento con le altre opere di fondazione e le strutture dell’edificio a cui la pavimentazione è abbinata, nonchè le prestazioni richieste (o attese), dovrà valutare il carattere strutturale dell’opera. 

A tuo parere, il principio che se una pavimentazione industriale deve fare da basamento a una scaffalatura di medie, o grandi, dimensioni, debba essere progettata da un professionista qualificato è giusta?

Ma in ogni caso, il pavimento, a prescindere, deve essere progettato secondo le Linee Guida del CNR, e/o in assenza può essere configurato come mancanza progettuale con le relative responsabilità?

 

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Emanuele Rava

Il tema è delicato e, come avrebbe detto un mio vecchio professore, di “lana caprina”. Le Norme Tecniche per le Costruzioni, la successiva Circolare, il parere del CONSUP hanno fornito delle indicazioni importanti nel mondo delle pavimentazioni industriali in quanto, per la prima volta in Italia, si è dichiarato ufficialmente che questi oggetti debbano essere progettati e si sono forniti ai professionisti anche gli strumenti ( CNR DT 211/2014, TR34 … ). 

Questo è stato un momento importante che ha fatto pensare, soprattutto a noi professionisti, che finalmente si sarebbe andati verso una nuova fase in cui si potesse avere pavimentazioni “migliori” e con meno contenziosi. Questo è stato vero in parte in quanto la norma, il parere del CONSUP non individuando in maniera netta le casistiche ove ricada l’obbligatorietà della progettazione lasciano liberi i progettisti, ma mi permetto di dire ancor di più i Committenti, di decidere quando una pavimentazione necessiti o meno di progettazione, necessiti o meno di deposito sisimico e questo ha portato a situazioni in cui la pavimentazione non venga progettata in quanto al limite. 

Dal mio punto di vista ritengo che tutte le pavimentazioni industriali, al netto delle pavimentazioni di carattere puramente di “finitura” ed estetiche, debbano essere progettate per garantire la sicurezza degli utilizzatori, tema peraltro ben indicato nelle Norme Tecniche; vi saranno pavimentazioni, come quelle di cui parlerò dopo che dovranno essere progettate e depositate, e pavimentazioni alle quali saranno richieste prestazioni inferiori che dovranno essere progettate e considerate come “elementi secondari”.

Tra le pavimentazioni che devono essere progettate e depositate io annovero tutte quelle relative al mondo della Logistica; come ho detto in apertura siamo in una “fase storica” ove le pavimentazioni industriali realizzate per la logistica rappresentano la maggioranza delle pavimentazioni rispetto alle realizzazioni complessive e proprio per questo genere di destinazione d’uso vediamo scaffalature industriali molto alte ( scarichi al piede altrettanto importanti ( in molti casi ), inoltre le pavimentazioni vengono sempre più utilizzate come elementi di fondazione di soppalchi/mezzanini con scarichi alla base dell’ordine dei 200/250 KN su piastra d’appoggio… In questi casi non vi sono dubbi circa il fatto che le pavimentazioni debbano essere progettate e depositate proprio perché assolvono una funzione strutturale a 360° come fondazione degli elementi installati sopra. Un altro tema molto importante è relativo al fissaggio degli scaffali sulla pavimentazione in quanto lo spessore del nostro pavimento dovrà tenere conto della lunghezza di ancoraggio dei tirafondi delle scaffalature e dovrà essere dimensionato di conseguenza.

Relativamente alle modalità di progettazione credo attualmente i professionisti abbiano a disposizione gli strumenti per poter procedere alla progettazione e che si stia facendo un ottimo lavoro su tutti i tavoli ( Conpaviper, CONSUP ecc… ) per mettere a punto le nuove linee guida per la progettazione che saranno uno strumento fondamentale per tutti noi professionisti.

Un’ultima riflessione il progetto del pavimento industriale non si può fermare al mero calcolo strutturale in quanto questo rappresenta senza dubbio una parte fondamentale per stabilire spessori, caratteristiche di resistenza, armatura ( rete, fibre ecc…. ) ma non l’unica in quanto la pavimentazione industriale deve considerare tutta una serie di altri aspetti:

  • tipologia di finitura ( quarzo, resina… )
  • condizioni atmosferiche al contorno ( getti estivi, invernali )
  • tipologia di esposizione della pavimentazione
  • presenza o meno di tagli e quindi redazione del relativo layout
  • dimensionamento degli elementi per la ripresa di getto ( barrotti e/o giunti )

Pertanto quando si parla di progetto di una pavimentazione industriale si deve tenere conto di tutti gli aspetti che concorrono alla realizzazione per poter fornire un’opera secondo le regole dell’arte.

 

Getto del pavimento in calcestruzzo in inverno: cosa mettere a capitolato?

Andrea Dari

Che tipo di indicazioni si dovrebbero mettere a capitolato per i getti durante i climi invernali per evitare che un ritardo eccessivo dell’avvio delle operazioni di levigatura e posa dello spolvero, possa creare non pochi problemi per l’operatività delle squadre in cantiere, e a volte portando a situazioni di degrado per il calcestruzzo?

 

Emanuele Rava

Come detto prima anche la definizione degli accorgimenti da osservare per la scelta dei materiali e la realizzazione dei getti è fondamentale sia fatta in fase di progetto del pavimento e per questo noi professionisti dobbiamo considerare le raccomandazioni delle linee guida ministeriali relative ai getti in clima freddi. 

Sarà fondamentale controllare la temperatura del calcestruzzo in fase di verifica preliminare che dovrà essere compresa tra i 10 e i 13°C in fase iniziale e dovrà essere previsto l’utilizzo di idonei additivi che abbiano la funzione di riduzione dell’acqua all’interno dell’impasto e di accelerazione dei tempi di presa del calcestruzzo al fine di consentire agli operatori di poter “salire” sopra la pavimentazione in tempi brevi e quindi iniziare a realizzare il processo di finitura.

Un altro accorgimento di fondamentale importante è la protezione dei getti dal vento e dal freddo e quindi va definito un cronoprogramma dei getti al fine di capire se in quella fase tutte le chiusure saranno già realizzate oppure si dovrà provvedere con apprestamenti temporanei; questo è un tema molto importante soprattutto per le porzioni di getto in prossimità delle aperture; resta inteso che i getti debbano comunque essere protetti e il consiglio è sempre quello di realizzare una maturazione umida con apposito telo.

 

e nel caso di getti di calcestruzzo in estate?

Andrea Dari

Ripetiamo la stessa domanda per i climi estivi. Cosa si dovrebbe prevedere a capitolato per risolvere questo problema e quali suggerimenti pratici puoi indicare?

 

Emanuele Rava

Le raccomandazioni sono analoghe a quanto previsto per i getti in climi freddi e riferirsi a quanto previsto dalle linee guida ministeriali per i getti con climi caldi.

In estate è importante stabilire gli orari di esecuzione dei getti in quanto è molto importante che la prima fase di presa del calcestruzzo avvenga con temperature non troppo elevate al fine di permettere la corretta maturazione per questo motivo si opta per l’esecuzione dei getti o al mattino molto presto o alla sera tardi.

Fondamentale resta l’utilizzo di idonei additivi e della maturazione umida del getto.

 

Raccomandazioni per pavimentazioni esterne in cls soggette a cicli di gelo/disgelo

Andrea Dari

Per le pavimentazioni in calcestruzzo realizzate in zone che poi risentono dei problemi di cicli gelo/disgelo viene previsto l’uso di prodotti aeranti. 

Non sempre però si tiene conto del fatto che durante l’inverno su queste pavimentazioni viene spesso sparso del sale disgelante a base di cloruri (sodio, calcio,…) e questo porta a fenomeni di rapido degrado della piastra. Cosa si dovrebbe fare per evitare questo problema ?

Si dovrebbero anche cambiare le norme?

 

Emanuele Rava

Il tema delle pavimentazioni esterne soggette ai cicli di gelo e disgelo è un tema piuttosto delicato e spesso non viene affrontato nella maniera corretta anche perché su questo tema le norme non sono chiarissime. Partiamo dal fatto che la classe di esposizione prevista per il calcestruzzo soggetto a cicli e disgelo è la classe XF della EN UNI 206:2006.

E pertanto si dovrebbero realizzare pavimentazioni esterne con queste tipologie di calcestruzzo, utilizzo il condizionale perché il calcestruzzo aerato non è amato dai pavimentisti in quanto di difficile lavorazione e pertanto, in alcuni casi, si cerca di fornire delle soluzioni alternative che rendano più semplice l’esecuzione della pavimentazione.

A questa situazione si aggiunge anche il fatto che qualora si utilizzino dei Sali nel periodo invernale si ricada nelle classi di esposizione XD che prevedono l’utilizzo di calcestruzzi molto prestazionali, ma con un aggravio di costi significativo.

Una buona alternativa per la riuscita e soprattutto la durabilità nel tempo della pavimentazione è quella di realizzare il getto con un calcestruzzo XC3 o XD1 e proteggerlo con degli agenti impermeabilizzanti ( silicati ).

 

 

Pavimentazioni industriali in calcestruzzo fibrorinforzato

Andrea Dari

Per ottenere pavimentazioni industriali ad alta tenacità, sempre più spesso è prescritto l’uso di fibre per calcestruzzo

Meglio le fibre o la doppia rete? Ci deve essere un progetto che dia indicazioni precise sulla tenacità e sui controlli?

Quali vantaggi e quali precauzioni adottare per un getto omogeneo?

 

Emanuele Rava

Il tema delle fibre è un tema per me molto caro perché da sempre progetto pavimentazioni industriali con fibre strutturali

Relativamente al tema della progettazione la mia risposta non può che essere: assolutamente è necessaria la redazione di un progetto tema di cui ho diffusamente parlato in precedenza. La progettazione deve essere redatta seguendo il CNR DT 211, le Linee Guida per l’utilizzo del Calcestruzzo fibrorinforzato andando ad individuare la classe di tenacità necessaria al fine di poter richiedere agli impianti di calcestruzzo la fornitura di idoneo calcestruzzo FRC.

Come ben sai la situazione normativa relativa agli FRC da utilizzare per le pavimentazioni industriali è in fase di revisione in quanto le Linee Guida redatte dal CONSUP hanno mostrato alcuni punti troppo restrittivi e di difficile applicazione per il mondo delle applicazioni in situ ( la norma è rivolta principalmente al settore del prefabbricato ).

Sul tema di quale tipologia di armatura sia meglio la risposta è, inevitabilmente, dipende… ci sono situazioni in cui l’armatura metallica risulta più adatta alla tipologia di pavimentazione mentre vi sono situazioni in cui l’utilizzo di fibra risulta più performante anche da un punto di vista squisitamente operativo ( per esempio realizzazione di pavimentazioni industriali con laser screed ).

In questo momento storico in cui il prezzo dell’acciaio è alle stelle e l’approvvigionamento delle reti è sempre più complesso, i pavimentisti stanno provando a percorrere strade alternative ( utilizzo delle fibre ) per poter ottemperare ai requisiti tecnici richiesti dal capitolato e al contempo poter rimanere all’interno di costi accettabili. 

I vantaggi dell’utilizzo delle fibre risiedono principalmente nella possibilità di realizzare un getto che possiede una capacità intrinseca di opporsi alla formazione di fessurazioni e quindi migliorare non solo gli aspetti strutturali ma anche di finitura. 

Per poter realizzare dei getti con miscele omogenee è fondamentale che le fibre vengano caricate all’impianto in modo che vengano distribuite correttamente all’interno del calcestruzzo.

 

Sulla tecnologia delle pavimentazioni industriali post tese

Andrea Dari

Da diversi anni per le pavimentazioni più impegnative vengono proposte e realizzate pavimentazioni con le soluzioni delle pavimentazioni post tese in alternativa alle altre soluzioni tecnologiche. 

Hai esperienze in tal senso? Cosa ne pensi?

 

Emanuele Rava

É un campo che ho sempre seguito con interesse ma che non ho mai affrontato dal punto di vista progettuale; mi confronto spesso con colleghi che si occupano di pavimentazioni post tese.

Io credo che il post teso sia una tecnologia molto interessante e utile per tutta una serie di pavimentazioni e ancor più per la realizzazione di solai, come tutte le tecnologie ha i suoi punti di forza e i suoi limiti che oggi non hanno ancora permesso la realizzazione così ampia delle pavimentazioni post tese mi riferisco in primis ai costi di realizzazione e all’impossibilità di realizzare modifiche alla pavimentazione nel corso del tempo.

Resta inteso che questa è una delle tecnologie possibili e quindi il progettista valuta la possibilità o meno di utilizzo di quest’ultima sulla base delle esigenze della Committenza e delle condizioni al contorno.

Grazie Andrea per avermi fatto queste domande. Ritengo che sia importante continuare a mantenere alta l’attenzione sul mondo delle pavimentazioni industriali soprattutto in questa fase “storica” in cui lo sviluppo logistico che sta avvenendo in Italia vede la realizzazione di milioni di metri quadrati di pavimentazioni industriali ogni anno.