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Le principali prescrizioni normative per progettare pavimenti belli e duraturi

Ceramica, marmo, resina, legno, moquette…. moltissime sono le tipologie di materiali per le pavimentazioni. Quali sono i riferimenti normativi? Quali sono le prescrizioni per la progettazione, per la posa e per la manutenzione? In questo articolo vengono analizzate le principali tipologie di pavimentazioni, la posa in opera e i riferimenti normativi per le diverse finiture superficiali.

 

peretti_prescrizioni-pavimenti_normativa.jpgFonte: 123rf.com

 

Un'importante premessa riguarda l’approccio da utilizzare quando si sta valutando quale tipo di pavimentazione utilizzare. Due sono le possibilità, che spesso è necessario intersecare:

  • Fare riferimento alle normative del settore (ad esempio per la posa di parquet, rivestimenti ceramici ecc.).
  • Fare riferimento alle indicazioni delle aziende produttrici. Molto spesso infatti per particolari applicazioni (sistemi a basso spessore, sistemi per le riqualificazioni che non sono presenti nelle normative tecniche) si deve fare riferimento alle indicazioni di progetto e di posa fornite dal produttore della pavimentazione.

Ogni tipologia di pavimentazione richiede accorgimenti progettuali e di posa specifici. Vi sono però caratteristiche progettuali comuni a tutte le tipologie di pavimentazione, che riguardano i seguenti temi:

  • Strato di supporto (massetto): requisiti di planarità, umidità residua, giunti.
  • Strato e materiali per la posa delle pavimentazioni: collanti, materassini, aspetti acustici.
  • Condizioni termoigrometriche (sia per la posa, che per l’utilizzo sono necessarie precise condizioni di temperatura e umidità al fine di preservare le caratteristiche.
  • Contesto: l’irraggiamento solare può far variare l’aspetto della pavimentazione, potranno essere adottati accorgimenti come schermature o pellicole per gli infissi
  • Prescrizioni particolare in caso di sistemi radianti (ad alto e a basso spessore).

Nella Tabella 1 sono riportate le principali normative per seguenti tipologie di pavimentazioni: in legno, ceramiche, resilienti e laminati, resine.

Tabella 1. Tipologie di rivestimento e normativa di riferimento
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Pavimentazioni in legno: cosa dice la normativa di riferimento?

Al fine di garantire le prestazioni delle pavimentazioni in legno sono necessari accorgimenti progettuali e di installazione descritti nelle normative di riferimento. Tra queste vi è la UNI 11371, che nel capitolo 4.2.1.5 prescrive le caratteristiche dei giunti. I giunti hanno lo scopo di assecondare le dilatazioni del massetto riduendo così le tensione della pavimentazione. Sono di seguito riassunti i requisiti per i giunti di lavorazione, contrazione e di dilatazione.

 

Giunti di lavorazione

I giunti di lavorazione interessano tutto lo spessore del massetto e rappresentano la parte più debole del massetto in quanto costituiscono i punti in cui i movimenti per ritiro e dilatazione sono maggiori cosi come gli eventuali imbarcamenti.

 

Giunti di contrazione (o frazionamento secondo UNI 11493-1)

Generalmente nei massetti cementizi i giunti di contrazione si realizzano in corrispondenza di:

  • cambio repentino dello spessore del massetto;
  • porte;
  • superfici maggiori di 40 m2;
  • superfici con lato di lunghezza maggiore di 8 m;
  • elementi di discontinuità.

Sui massetti non aderenti (desolidarizzati), galleggianti e con riscaldamento/raffrescamento devono essere realizzati giunti di contrazione ogni 20 m2 - 25 m2. Per la realizzazione dei giunti di contrazione occorre tagliare il massetto per una profondità di circa 1/3 dello spessore prestando attenzione a non incidere l'armatura sottostante, se presente.

 

Giunti di dilatazione

I giunti di dilatazione sono realizzati tra elementi costruttivi o campiture di massetto al fine di consentire il loro adattamento alle variazioni dimensionali o ai movimenti di assestamento. Devono coincidere con i giunti di lavorazione.

I giunti perimetrali di isolamento consentono di isolare il massetto dalle adiacenti strutture verticali in elevazione e sono generalmente realizzati in materiale comprimibile per assorbire sia le dilatazioni termiche che i movimenti di assestamento della struttura. I giunti sono posati in aderenza al perimetro e interessano l'intera sezione del massetto.

 

Manutenzione delle pavimentazioni in legno

La manutenzione delle pavimentazioni in legno è descritta nel libro ”Il sistema pavimento: pavimentazioni in legno abbinate ai sistemi radianti”. Edizione Maggioli 2018, ma riguarda anche le pavimetnaizoni senza radiante.

La prima pulizia delle pavimentazioni tradizionali può essere effettuata solo dopo 10 giorni dall’esecuzione del ciclo di finitura. La manutenzione può cominciare dopo 2 – 4 settimane. Una corretta e costante pulizia e manutenzione della pavimentazione favoriscono una maggiore durata della stessa.

Per mantenere in buono stato la pavimentazione è consigliabile:

  • prevedere all’ingresso dell’abitazione uno zerbino da mantenere pulito, per allontanare dalle suole delle scarpe polvere o particelle abrasive;
  • prevedere al di sotto di tutti gli arredi appositi feltrini (sedie, tavoli, mobili ecc.);
  • rimuovere la polvere o passare l’aspirapolvere periodicamente;
  • pulire abitualmente il pavimento con un panno ben strizzato, preventivamente inumidito con acqua e detergente neutro specifico per il tipo di finitura del parquet.

Per pavimentazioni verniciate trattare il pavimento periodicamente con prodotti protettivi a base di resine in dispersione acquosa autolucidanti o rilucidabili secondo quanto indicato dai produttori.

La periodicità del trattamento protettivo dipende dall’intensità dell’uso del pavimento. Indicativamente si propone la cadenza riportata nella tabella seguente che fornisce inoltre una “scala di valori” relativa all’uso della pavimentazione in funzione del passaggio:

  • poco usato: ad esempio, camera da letto;
  • mediamente usato: ad esempio, salotto, soggiorno, corridoi;
  • molto usato: ingressi, negozi, uffici.

 

La normativa di riferimento per i pavimenti in ceramica

Per le piastrelle in ceramica il riferimento normativo è la UNI 11493-1.

Al suo interno sono riportate le prescrizioni relative all’umidità relativa che dovrà avere il massetto prima della posa delle piastrelle e le prescrizioni sugli adesivi in funzione dell’assorbimento d’acqua e della dimensione delle piastrelle e della destinazione d’uso, nonché le indicazioni sui primer.

Oltre alle prescrizioni prima descritte la norma riporta che ai fini della durabilità e della funzionalità del sistema, lo strato adesivo deve essere compatto.

 

La normativa di riferimento per i rivestimenti resilienti

I rivestimenti resilienti e laminati devono seguire le prescrizioni della norma UNI 11515-1.

La norma descrive le caratteristiche dello strato separatore in materiale plastico con funzione di barriera al vapore. Sono inoltre fornite le indicazioni sulla rete elettrosaldata, sui giunti di controllo, sugli spessori minimi del massetto e gli additivi per i massetti.

La norma descrive le caratteristiche dei massetti che si distinguono in base al tipo di legante utilizzato per il loro confezionamento e alle modalità di realizzazione. La norma considera i massetti premiscelati a base cementizia o a base di leganti speciali e quelli a base di solfato di calcio (anidrite), di classe CT e CA in conformità alla UNI EN 13813. La presente norma considera inoltre i massetti a base cementizia o a base di leganti speciali confezionati in cantiere.

Per la posa dei rivestimenti resilienti e laminati, il massetto deve possedere caratteristiche prescritte nella norma UNI 11515-1, in termini di:

  • stagionatura,
  • assenza di fessurazioni;
  • umidità residua;
  • spessore;
  • quota;
  • planarità;
  • compattezza in tutto lo spessore;
  • durezza superficiale;
  • resistenze meccaniche;
  • pulizia.

La norma riporta inoltre indicazioni per la posa su pavimentazioni preesistenti di ceramica, materiale lapideo, agglomerati lapidei. La posa di rivestimenti laminati e LVT rigid click può essere effettuata in sovrapposizione su pavimenti preesistenti di ceramica, materiale lapideo, agglomerati lapidei.

La posa di rivestimenti resilienti su tali supporti può essere realizzata con idonei adesivi purché sia effettuata un'accurata preparazione del supporto, che deve essere pulito, stabile, privo di oli, cere, etc.

ln presenza di fughe, giunti e irregolarità superficiali deve essere realizzata un'idonea lisciatura/rasatura.

 

La normativa di riferimento per i rivestimenti lapidei

I materiali lapidei come il marmo, il granito, il travertino e la pietra richiedono un'attenta progettazione che definisca correttamente gli spessori, le dimensioni, le finiture superficiali e i tipi di giunzione delle lastre.

La qualità di un rivestimento lapideo dipende da: regolarità, durabilità, manutenibilità, sicurezza, sostenibilità con il contributo simultaneo ed indispensabile di tutte le "funzioni" coinvolte nella progettazione, nell'installazione, nell'utilizzo e manutenzione del rivestimento.

Le prescrizioni ed istruzioni contenute nella norma UNI 11714-1:2018 riguardano agli aspetti progettuali, esecutivi e di manutenzione, associati alla natura del rivestimento.

I rivestimenti lapidei hanno due funzioni fondamentali: una funzione tecnica, di resistere alle sollecitazioni di esercizio (chimico-fisiche, meccaniche, termiche ed igrometriche) agenti su di esse e di garantire la sicurezza delle persone e dell'ambiente, ed una funzione estetica. Entrambe le funzioni sono fondamentali per la soddisfazione dell'utilizzatore, e nessuna delle due può essere sacrificata all'altra (per esempio, le esigenze architettoniche non devono essere perseguite a scapito della regolarità, durabilità, manutenibilità e sicurezza del rivestimento).

I requisiti generali di un rivestimento lapideo sono relativi a caratteristiche di regolarità, durabilità, manutenibilità/pulibilità e sicurezza.

Per quanto riguarda la larghezza delle fughe e del riempimento la norma prescrive le verifiche e gli accorgimenti progettuali da seguire. La verifica della larghezza delle fughe e della larghezza del riempimento prevede obbligatoriamente una valutazione iniziale dell'aspetto del rivestimento, allo scopo di verificare l'eventuale sussistenza di effetti di disturbo per differenze di larghezza del riempimento visivamente apprezzabili. ln assenza di tali effetti, il rivestimento è considerato conforme, senza ulteriori verifiche. La norma prescrive le tolleranze delle dimensioni delle fughe in funzione delle applicazioni e delle tipologie di rivestimenti.

Nel capitolo 7.7 della norma sono riportate le prescrizioni per i giunti. Alla funzione progettazione compete la definizione del piano dei giunti. I giunti sono classificati in:

  • giunti strutturali;
  • giunti di frazionamento;
  • giunti di dilatazione;
  • giunti perimetrali.

La norma classifica inoltre i giunti realizzati in opera e quelli prefabbricati, prescrivendone applicazione, dettagli e caratteristiche.

 

La normativa di riferimento per i rivestimenti resinosi

Pubblicata lo scorso anno, la norma UNI 10966:2020 dal titolo "Sistemi resinosi per superfici orizzontali e verticali - Istruzioni per la progettazione e l'applicazione", è il riferimento principale per i pavimenti in resina. La norma si applica ai sistemi resinosi applicati su tutti i supporti, orizzontali e verticali, a base cementizia o di piastrelle ceramiche o di pietre naturali quali, ad esempio, pavimentazioni industriali, residenziali o del terziario, pareti, rampe e superfici inclinate (interne es esterne).

La norma descrive i criteri per la progettazione del sistema resinoso per superfici orizzontali o verticali, in relazione alle esigenze espresse dall'utenza. Vengono fornite le principali prescrizioni per la definizione e valutazione dei seguenti punti:

  • definizione dei requisiti che la superficie trattata deve soddisfare in relazione alla destinazione d'uso dell'ambiente;
  • definizione delle prestazioni e delle caratteristiche per il soddisfacimento dei requisiti.

Considerato che il sistema resinoso non è mai autoportante, esso deve essere applicato su un supporto dotato di determinate caratteristiche, tra cui assumono un ruolo fondamentale le prestazioni meccaniche, la stabilità e l'idoneità a sopportare tutte le sollecitazioni chimiche, termiche e meccaniche, statiche o dinamiche, una volta in esercizio. La norma descrive infatti i requisiti e le caratteristiche dello strato di supporto per il sistema resinoso.

I supporti dei sistemi resinosi più ricorrenti sono a base di legante cementizio (pavimentazioni o pannelli in calcestruzzo, lastre, intonaci, massetti cementizi, eccetera) o costituiti da piastrelle ceramiche o di pietre naturali purché perfettamente ancorate al relativo supporto. Altre tipologie sono quelle a base di anidrite, magnesite, pannelli di leganti minerali con fibre, conglomerato bituminoso, metallo, legno, laterizio, cartongesso, che non sono oggetto della presente norma. Per le superfici diverse da quelle cementizie, si deve valutare l'idoneità del sistema resinoso da applicare in termini di adesione e compatibilità chimica.

Il supporto sul quale si deve posare il sistema resinoso deve essere idoneo a sopportare le sollecitazioni conseguenti all'uso previsto, quali ad esempio carichi statici o dinamici, impatti, dilatazioni termo-igrometriche, vibrazioni eccetera, senza subire alterazioni che possano impedirne o ridurne la possibilità di utilizzo.

Le caratteristiche del supporto del sistema resinoso, che contribuiscono a definire la scelta del sistema resinoso più idoneo e il suo comportamento, sono:

  • contenuto di umidità;
  • coesione;
  • resistenza a compressione;
  • planarità;
  • stato superficiale (presenza di eventuali contaminanti, compattezza, ruvidità porosità);
  • compatibilità con i prodotti da applicare;
  • coefficiente di dilatazione termica;
  • stato interno (ad esempio la presenza di vuoti o di aggregati reattivi nei supporti cementizi);
  • temperatura.

Per ognuna di queste caratteristiche la norma dettaglia requisiti per la progettazione e la posa.

 

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L'articolo prosegue con un paragrafo dedicato ai valori di conducibilità e resistenza termica per ogni tipologia di finitura superficiale della pavimentazione e un paragrafo specifico dedicato ai requisiti del sistema a pavimento se abbinato ai sistemi radianti.

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