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Il BIM è una Questione Politica?

Metà degli studenti di architettura di Yale University dichiara di aspirare di trovare una occupazione presso Airbnb o Google, non presso le grandi società di architettura

La maggiore difficoltà che pone il Settore della Costruzione e dell'Immobiliare di fronte ai processi di innovazione, tanto più se digitali, è dovuta alla sua ambiguità e alla sua non linearità.

Se, infatti, per un verso, difficilmente si cadrebbe in fallo affermando che, al di là di una superficiale adesione alle istanze del cambio di paradigma, gli operatori conservano un profondo desiderio di relativo immobilismo, d'altro canto, molti di essi, spesso in maniera scarsamente sistemica, pongono in essere procedure di rottura colle prassi consolidate, rendendolo, però, solo in parte manifesto e involontariamente alimentando una percezione distorta di arretratezza.

Ciò, peraltro, rende problematico alle stesse forze politiche, sul piano delle strategie di comunicazione, in una contingenza pre-elettorale, comprendere se sia meglio porre l'accento sulle promesse improntate alla continuità o alla discontinuità.

Per alcuni aspetti, come emerge da recenti interventi sulle politiche industriali, tale linearità risulta essere più praticabile per il Settore della Manifattura.

Per realizzare meglio, tuttavia, il senso ultimo della sfida digitale nel comparto è opportuno, ancora una volta, focalizzare l'attenzione sul Regno Unito, ove, ad esempio, grandi gruppi imprenditoriali delle costruzioni, come Balfour Beatty o Mace, hanno, citando esplicitamente «Industria 4.0», proponendo scenari a medio-lungo termine profondamente «sconvolgenti», talvolta con toni di una radicalità considerevole, specie a proposito delle scomparsa di molte competenze tradizionali e, addirittura, del lavoro, del capitale umano, nel cantiere.

A prescindere dal significato recondito che queste prese di posizione possano avere nell'influenzare realmente il mercato, resta che due espressioni vi ricorrono frequentemente, così come accade sullo scenario nord-americano: Artificial Intelligence e Internet of Things.

Si tratta di due locuzioni dalla portata estremamente vasta che, comunque, sono accomunate da una terza: Big Data Analytics.

Queste stesse tre dizioni sono ossessivamente presenti in un documento di grande importanza, intitolato Data for the Public Good, redatto recentemente dalla National Infrastructure Commission, sino a poco tempo fa presieduta da Lord Adonis, dimessosi in polemica colle scelte governative sulla Brexit.

Nella sostanza, questo documento strategico si collega direttamente all'avvio della strategia cosiddetta Digital Built Britain, che vede ora in University of Cambridge avere il suo principale centro di competenza, ma che, soprattutto, come Mark Bew ha più volte illustrato, propone una evoluzione statutaria del Settore dell'Ambiente Costruito per i Livelli di Maturità Digitale 3 e 4 sotto la denominazione di Service Provision.

In altri termini, tanto per la General Construction quanto per la Civil Engineering, a partire dai Digital Twin, è in atto un grande disegno che mira a portare il sistema dei cespiti immobiliari e infrastrutturali collocati sul territorio a divenire i facilitatori di un progetto «politico e sociale» che non ambisce solo a efficientare gli agglomerati urbani e non, bensì pure a intervenire direttamente sul benessere e sul vissuto dei cittadini «digitali».

BIM-BUILDING-INFORMATION-MODELLING---DIGITALIZZAZIONE---3D---BIM-VISION---INGENIO-006.jpg Sono quelli che Mark Bew ha, in precedenza, chiamato Social Outcome.

Su questa accezione si possono nutrire dubbi o scetticismi, così come per la categoria della Smart City o per i ripetuti tentativi di Alfabet (Google) di esercitare una Intelligence sul mercato immobiliare globale, ma, sempre limitandosi al suolo britannico, è palese come iniziative quali Crossrail, HS2, Thames Tideway, Hinkley Point (e le loro future prosecuzioni) abbiano un comune denominatore: generare committenze computazionali che abbiano come prima missione la strutturazione dei dati per l'esercizio delle opere (interconnesse) nel ciclo di vita.

In verità, questo approccio, comune al contesto statunitense, è praticato anche da Société du Grand Paris, laddove tutte queste infrastrutture sono immaginate sempre come veicoli di erogazione di servizi.

È una prospettiva meno facilmente comunicabile di quella che, a suo tempo, lo stesso Bew, assieme a Mervyn Richards, aveva proposto attraverso il famoso wedge diagramme inerente ai Livelli di Maturità del BIM, innumerevoli volte tradotto, aggiornato, reinterpretato in altri ambiti nazionali e, da alcuni, anche contestato.

Epperò la ratio si ascrive alla considerazione che sia «tutto» riconducibile a dati computazionali che devono essere generati secondo determinati criteri, che possono essere condivisi ed elaborati sistematicamente, che sono continuamente aggiornati in tempo reale e che, infine, consentono tempestivamente di possedere una intelligenza dei fenomeni in essere: dal monitoraggio in remoto del funzionamento strutturale di un ponte ferroviario al comportamento di un utente all'interno di un edificio.

Ovviamente, nella società digitale, queste immagini dovranno essere temperate (a cominciare dall'etica del dato) e la loro applicazione reale seguirà percorsi diversi da quelli ipotizzati.

Federico Negro, nel corso di un evento promosso da American Institute of Architects, ha ricordato che metà degli studenti di architettura da lui incontrati a Yale University dichiarava di aspirare di trovare una occupazione presso Airbnb o Google, non presso le grandi società di architettura.

Molti, aggiungerei, vorrebbero fare lo stesso presso WeWork, di cui Negro è Vice Presidente.

Ci si è, con ragione, molto lamentati della dimenticanza in cui il Settore delle Costruzioni è stato lasciato versare entro Industria 4.0, tanto più da quando la si definisce Impresa 4.0, essendo che la Quarta Rivoluzione Industriale sta divenendo un paradigma sociale, ben oltre la Manifattura.

Si è, però, in grado, assieme alle forze politiche che competono nell'agone elettorale, di mettere in discussione gli assetti costitutivi del Settore al 2025 e al 2050?

La Commissione Europea intende ora varare una European Digital Platform per l'AECO Industry, ma è presumibile che essa non potrà essere intesa in senso eccessivamente letterale, potrebbe essere, anzitutto, un sistema di centri di competenza, come quello di Digital Built Britain o come quello che intende istituire il Governo Federale Tedesco, una volta costituitasi la nuova GroKo.

Come afferma il rapporto britannico, è il Dato medesimo che è ormai diventato Infrastruttura.

D'altra parte, sia pure con l'assenso della FFB, l'associazione datoriale dei costruttori, in Francia sono sorte piattaforme, queste sì, digitali di disintermediazione per i micro-interventi che si ispirano a Trip Advisor o a Uber.

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