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Redesco e le anime nascoste dei progetti della Torre Generali a Milano e la sede Bnl a Roma

Raccontare quale pensiero ispira coloro i quali creano strutture, spesso invisibili, che danno vita a edifici che hanno cambiato lo skyline delle nostre città. Quali siano state le riflessioni sul progetto e quali sulla professione. Questo e molto di più è contenuto ne «Strutture complesse, libero pensiero»

Raccontare quale pensiero ispira coloro i quali creano strutture, spesso invisibili, che danno vita a edifici che hanno cambiato lo skyline delle nostre città. Quali siano state le riflessioni sul progetto e quali sulla professione. Questo e molto di più è contenuto ne «Strutture complesse, libero pensiero» che in 272 pagine tratteggia l'esperienza, il sapere e il lavoro svolto negli ultimi due decenni da Redesco, società specializzata in Ingegneria strutturale, fondata nel 1975.

Il volume, edito da Skira e curato da Luca Molinari e Anja Visini, presenta due grandi progetti italiani: la Torre Generali a Milano di Zaha Hadid Architects e la nuova sede Bnl a Roma, di 5+1 AA.

Non solo, sfogliandolo si trovano scritti teorici, saggi, conversazioni, appunti e un regesto di altre opere che invitano il lettore a riflettere sulla relazione tra atto creativo e metodologia progettuale evidenziando il ruolo e la responsabilità del progettista.

«Non si può non spiegare cosa significhi veramente costruire degli edifici - ha detto Mauro Eugenio Giuliani, direttore tecnico di Redesco, durante la presentazione del libro avvenuta al 19° piano della Torre Generali - oggi non si racconta più il nostro mestiere e penso che non comprendere l'intensità del lavoro, la creatività, la competenza e anche la passione necessaria per arrivare a un edificio o una infrastruttura costruita, sia un impoverimento, non solo della nostra filiera e della professione, ma in generale della società».

D'altronde anche gli edifici hanno un'anima nascosta, visibile solo durante il brulichio dei cantieri, che dà forza all'opera ed è proprio il frutto del lavoro quotidiano degli ingegneri strutturisti, progettisti che per mestiere devono rendere possibili e sicure le costruzioni. «Il libro - ha commentato Marco Beccati, direttore tecnico di CityLife - mette in luce il ruolo del progettista, che non si è fermato alla formula tecnica, ma si è spinto oltre. Inoltre, pagina dopo pagina, riesce a spiegare la complessità in modo semplice».

Nel volume, ricco di immagini fotografiche di cantiere, disegni e schemi, viene analizzato anche il rapporto tra ingegneria e architettura, sottolineando l'autonomia dei due saperi e la possibilità di una convivenza pacifica. Una relazione nella quale la conoscenza dei fenomeni e lo sviluppo in dettaglio, rivestono un ruolo fondamentale, soprattutto oggi in cui digitalità e simultaneità aumentano la possibilità d'indagine attraverso i software.

«Ho iniziato come progettista di ponti - ha continuato Giuliani - e ho mantenuto un approccio da progettista, non da esecutore o fornitore di servizi che rende possibile la visione altrui, ma come qualcuno che è abituato a farsi carico della responsabilità del progetto. Trasferire questo atteggiamento nel lavoro con l'architettura, significa sedersi al tavolo del progettista con una mentalità da progettista e questo conferisce la libertà di capire cosa viene richiesto, ma allo stesso tempo consente di apportare un contributo fattivo e di cambiamento al progetto perché se ne comprendono le origini».

Ma il libro è anche un invito a riflettere sullo regolamentazione del mondo delle costruzioni.

«Uso parole forti e decisive - ha aggiunto Giuliani - riferite all'eccesso di normativa e codificazione delle regole del costruire che sta portando a un impoverimento totale della creatività e anche a un peggioramento dei progetti, perché la prescrittività della norma è semplicemente un errore e trovo che l'Italia abbia sbagliato a rendere il Codice Tecnico una norma cogente».

Nel frattempo, come rivelato durante la presentazione del libro, c'è attesa per l'ultimo esercizio di ingegneria complessa legato alla Torre Generali che sarà interamente occupata per novembre dell'anno prossimo. «In concomitanza con quella data - ha svelato Beccati - ultimeremo la Torre con l'insegna di Generali che costruiremo in copertura». Una sfida nella sfida. «Dovremo portare in quota - conclude -  una struttura metallica di 170 tonnellate».