Data Pubblicazione:

ANCE: Approvare il decreto "SBLOCCA ITALIA" per dare impulso al settore delle costruzioni

Entro luglio è prevista l’approvazione di un decreto legge, cosiddetto “Sblocca Italia”, che dovrebbe prevedere misure concrete per far ripartire gli investimenti infrastrutturali, sostenendo la crescita e l’occupazione

Sono 658 per un valore di 2,6 miliardi di euro, come emerge dall’anagrafe istituita presso il ministero delle Infrastrutture, le opere avviate e rimaste incompiute per varie ragioni tra cui, al primo posto, la mancanza di fondi.

Entro luglio è prevista l’approvazione di un decreto legge, cosiddetto “Sblocca Italia”, che dovrebbe prevedere misure concrete per far ripartire gli investimenti infrastrutturali, sostenendo la crescita e l’occupazione.
Sulla base delle dichiarazioni stampa finora circolate, il provvedimento, di competenza del Ministero delle infrastrutture, dovrebbe contenere opere prioritarie e immediatamente cantierabili.
 
Nella scelta di tali priorità, secondo le indicazioni diffuse, si terrà conto delle segnalazioni fornite dai Comuni a seguito della ricognizione avviata dal Presidente del Consiglio, con la lettera ai Sindaci del 2 giugno 2014, con cui, analogamente a quanto accaduto per le scuole, è stato chiesto di segnalare opere bloccate o procedimenti amministrativi da accelerare, rispetto ai quali intervenire tempestivamente in un ottica di sviluppo territoriale.
 
Accanto a tali opere, che presumibilmente saranno per lo più di piccola dimensione, il provvedimento dovrebbe riguardare l’accelerazione di alcune opere strategiche nazionali, al momento non identificate.
 
Un altro possibile canale dal quale attingere opere di pronta cantierizzazione è rappresentato dall’anagrafe delle opere incompiute, istituita presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti al fine di coordinare i dati sulle opere pubbliche bloccate in possesso delle amministrazioni pubbliche.
 
Con riferimento alle risorse necessarie a sbloccare le opere, le informazioni disponibili non sono ancora chiare. Si parla di 1 o 2 miliardi di euro e di un profilo temporale dei finanziamenti previsti (5 e 6 anni) eccessivamente lungo con quote annuali che appaiono del tutto insufficienti a dare concretezza alle opere individuate.
 
In merito alle coperture di tale fabbisogno, notizie stampa hanno richiamato il cosiddetto “fondo revoche“, ovvero il fondo istituito nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dove affluiscono le risorse derivanti dalla revoca dei finanziamenti assegnati entro il 31 dicembre 2010 ad opere ricomprese nel Programma della legge obiettivo, in una fase procedurale molto preliminare, ai sensi del DL 98/2011 art. 32, commi 2 e 3.
 
A questo proposito, è opportuno ricordare che l’Allegato infrastrutture al DEF 2014, nell’individuare i pilastri portanti della politica infrastrutturale e trasportistica, indicava alcune azioni prioritarie tra le quali l’approvazione, entro maggio 2014, di un provvedimento, che sulla base della positiva esperienza del Decreto Fare (Dl 69/2013) prevedesse il definanziamento temporaneo delle opere approvate prima del 2010 ancora nella fase procedurale, spostando i fondi ad opere da cantierare entro e non oltre il 31 dicembre 2014.
 
L’Ance non può che esprimere apprezzamento per misure che, attraverso un uso più efficiente delle risorse, consentano di utilizzare i fondi disponibili per opere che per mancanza di cassa rischierebbero di subire dei blocchi.
 
Tuttavia, ciò non deve sostituire provvedimenti che prevedano nuove stanziamenti per la realizzazione delle infrastrutture necessarie allo sviluppo del Paese.
 
Anagrafe opere incompiute
Presso il Ministero delle infrastrutture e trasporti è istituita l’anagrafe opere incompiute, ai sensi dell’art. 44-bis del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201/2011, n. 214 e del D.M. attuativo 13 marzo 2013, n. 42.
 
Si tratta di una ricognizione delle opere pubbliche che non risultano completate per una o più delle seguenti cause:
 
·         Mancanza di fondi;
·         Cause tecniche;
·         Sopravvenute nuove norme tecniche o disposizioni di legge;
·         Fallimento, liquidazione coatta e concordato preventivo dell’impresa appaltatrice;
·         Mancato interesse al completamento da parte della stazione appaltante e del soggetto aggiudicatore.
 
Il decreto ministeriale attuativo chiarisce che per opera non completata si intende un’opera non fruibile dalla collettività che si trova in uno dei seguenti stati:
·         i lavori sono stati avviati e risultano interrotti oltre il termine contrattuale previsto per l’ultimazione;
·         i lavori sono stati avviati e risultano interrotti entro il termine contrattuale previsto per l’ultimazione ma mancano le condizioni necessarie al loro riavvio;
·         i lavori sono stati conclusi ma non sono stati collaudati poiché l’opera non risponde a tutti i requisiti previsti nel capitolato e dal progetto esecutivo.
Entro il 31 marzo di ogni anno, le stazioni appaltanti e i soggetti aggiudicatori devono individuare le opere incompiute di rispettiva competenza che, entro il 30 giugno, verranno pubblicate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dalle Regioni e dalle Province autonome nella corrispondente sezione dell’anagrafe, secondo una graduatoria che tiene conto dello stato di avanzamento raggiunto nella realizzazione dell’opera e di un possibile utilizzo dell’opera stessa anche con destinazioni d’uso alternative a quella inizialmente prevista.
 
Le opere pubbliche incompiute, sulla base dell’elenco–anagrafe istituito presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, aggiornato al 3 luglio 2014, sono 658 per un valore di 2,6 miliardi di euro. Solo per il 60% degli interventi è indicato il valore degli oneri necessari per l’ultimazione dei lavori: per il completamento di questi interventi è necessario circa 1 miliardo di euro.